Imperatrice Sessi Video
Ultimo aggiornamento
2024-05-10
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Teatro Argentina Teatro Roma Lombardi Benedetti Mazza Pasolini Legge Tesi Sessi Tedeschi 2016 2018
Biglietti: (http•••) Produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale - Prima nazionale adattamento e drammaturgia Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi regia Federico Tiezzi con Ivan Alovisio, Francesca Benedetti, Marco Brinzi, Carla Chiarelli, Lucrezia Guidone, Lorenzo Lavia, Sandro Lombardi Francesca Mazza, Annibale Pavone, Federica Rosellini, Luca Tanganelli, Josafat Vagni, Massimo Verdastro Dopo il felice esito del Calderón di Pier Paolo Pasolini, (Premio Ubu 2016 per la migliore regia), Federico Tiezzi firma una nuova monumentale produzione per il Teatro di Roma, Antigone di Sofocle, con protagonisti Sandro Lombardi e Lucrezia Guidone, in prima nazionale dal 27 febbraio al 29 marzo al Teatro Argentina, dritti al cuore dello scontro tra l’eroina, che si fa portatrice dei valori della legge naturale, e Creonte, che rappresenta la legge degli uomini. Antigone, uno dei massimi capolavori che ci abbia lasciato la grande cultura di Atene, si riallaccia al ciclo tebano di Edipo e dei suoi discendenti. Al cuore della tragedia lo scontro tra Antigone e Creonte: da un lato i valori religiosi e gli affetti del clan familiare, dall’altro le esigenze dell’ordine pubblico. La figura e i temi sono da sempre attuali: la ragazza che si ribella al potere, perché vuole seppellire il fratello in nome delle leggi religiose e del rispetto del ghenos familiare, è l’eroina che assurge a simbolo di chi rivendica i diritti dei più deboli. L’opera è anche la tragedia di Creonte, l’uomo cui il destino ha affidato il compito di governare e di far rispettare le leggi. Ma se il conflitto principale della tragedia è quello relativo allo scontro sulla sepoltura o meno del corpo di Polinice, Tiezzi è molto attento a individuare altri conflitti che arricchiscono e rendono complessa e screziata l’opera. Innanzitutto tra Creonte e Antigone scatta un conflitto generazionale, nel quale è la ragazza a sostenere la tesi più arcaica e reazionaria, quella della superiorità delle ragioni religiose su quelle politiche. Tra i due scoppia inoltre una guerra dei sessi: la determinazione di Antigone mette in crisi in Creonte la sua posizione di maschio, come evidenziato da una sua considerazione al figlio Emone: «Bisogna difendere l’ordine costituito – e non permettere che le donne abbiano la meglio su di noi. Se proprio si deve perdere, meglio essere vinti dalla mano di un maschio, senza che si dica in giro che siamo inferiori alle femmine». Infine il conflitto tra Creonte e Tiresia, da un lato la ragion di Stato, dall’altro le arcaiche credenze nella magia e nella divinazione che, insieme al maschilismo di Creonte, ci ricorda quanto la cultura greca, arrivata a noi secondo la lettura romantica dei poeti e filosofi tedeschi tra fine ‘700 e inizi ‘800, tutta apollinea e luminosa, razionale e quasi pre-cristiana, affondi invece le sue radici in una visione del mondo che nella morte vedeva la fine di tutto e non una possibile rinascita («la morte, il destino più atroce» dice Creonte). Riflessioni che permette alla tragedia di essere così inesorabilmente ‘tragica’.
Gioachino Rossini Asti Sessi Cherubini Lodi Giacomo Meyerbeer Daniel Auber Ambroise Thomas Georges Mathias Peruzzi Albert Lavignac Marchisio Italo Gardoni Luigi Agnesi 1829 1841 1863 1864 1867 2013
Petite Messe solennelle di G. Rossini - Kyrie Venerdì 13 dicembre 2013 Chiesa di San Martino, ASTI Coro Estro armonico - Direttore: Mario Dellapiana Soprano: Bettina Eickelberg Contralto: Grazia Gianotti Tenore: Luigi Nosenzo Basso: Valter Pastrone Pianoforte: Leonardo Nicassio Harmonium: Claudio Guidotti Rossini abbandonò la composizione di opere liriche dopo il successo ottenuto con la sua ultima composizione per il teatro, il Guglielmo Tell (1829). Da allora, quando aveva trentasette anni, si dedicò ugualmente alla composizione dedicandosi però alla musica da camera e sacra senza pubblicare alcun lavoro eppur lasciando capolavori specialmente in ambito sacro. Di questi, due sono considerati tra i migliori capolavori della musica del XIX secolo: lo Stabat Mater, composto nel 1841, e la Petite messe solennelle, composta nel 1863, cinque anni prima della sua morte ed ultimo peccato di vecchiaia, come il compositore amava definire i suoi lavori di età senile. Capolavoro nuovo, quasi azzardato per anni in cui imperava il romanticismo, con la sua melodia, che solo in seguito sarà valutata come capolavoro rossiniano: esso anticipa i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici e forme avveniristiche che si svilupperanno ben oltre la metà dell'Ottocento per giungere agli inizi del Novecento. La Petite messe solennelle fu scritta per dodici cantanti, di cui quattro solisti, due pianoforti e un armonium. Rossini la volle anche orchestrare, nel 1867, sia perché spinto da più parti ma, soprattutto, ritenendo che se l'orchestrazione fosse stata fatta da qualcun altro musicista dopo la sua morte, l'opera non avrebbe avuto quella caratteristica per cui la scrisse. Al riguardo, sulla partitura tenne a precisare: « "Petite messe solennelle", a quattro parti, con accompagnamento di due pianoforti, e di un armonium. Composta per la mia villeggiatura di Passy (nota: località presso Parigi). Dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. Cioè otto per il coro, quattro per il solo, in totale di dodici cherubini: Dio mi perdoni l'accostamento che segue. Dodici sono anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La Cena, chi lo crederebbe! Fra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicurati, prometto che non ci saranno Giuda alla mia Cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l'ultimo peccato della mia vecchiaia. » (Gioachino Rossini, Passy, 1863) Dopo che il lavoro fu terminato, scriveva nel manoscritto in calce all'Agnus Dei: « Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica benedetta (sacra) quella che ho appena fatto, o è solo della benedetta musica? Ero nato per l'opera buffa, lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso. » (Gioachino Rossini, Passy, 1863) Ecco dunque che la Petite messe può essere considerata il testamento spirituale di Rossini, forse già presago della sua prossima morte. La messa fu eseguita per la prima volta il 14 marzo 1864, presso la cappella di famiglia della contessa Louise Pillet-Will, moglie del banchiere Pillet-Will e dedicataria della composizione. All'evento, che fu dato in forma privata, furono invitati anche alcuni critici musicali e musicisti, come Giacomo Meyerbeer, Daniel Auber e Ambroise Thomas. Rossini stesso seguì i preparativi per l'esecuzione. Il coro era formato da studenti del Conservatorio, scelti tra i migliori; al pianoforte suonarono Georges Mathias e Andrea Peruzzi, mentre Albert Lavignac, allora solo diciottenne, suonava l'armonium. Le parti dei soli furono cantate dalle sorelle Marchisio, Carlotta (soprano) e Barbara (contralto), Italo Gardoni (tenore) e Luigi Agnesi (basso). La messa ottenne grande successo e fu replicata altre volte.
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