Giovanni Pagella Video
Ultimo aggiornamento
2024-05-05
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Polibio Fumagalli Fumagalli Marco Enrico Bossi Oreste Ravanello Ottorino Respighi Giovanni Tebaldini Giovanni Pagella Lorenzo Perosi Vincenzo Petrali Filippo Capocci Anton Moser Moser Scherrer Schlegel Haller Bourdon Scharf 1764 1813 1855 1908 1985
"Una volta che noi avessimo da raddoppiare tutti i Principali, ottenere un maestoso pieno, allungamento della pedaliera di due ottave, levare il facchinaggio del tiratutti, noi con due tastiere possiamo ricavare buon risultato perché assolutamente abbiamo del buono, e buono che non bisogna trascurarlo [...]" (Polibio Fumagalli all'avvocato genovese Pier Costantino Remondini, appassionato d'organo ed entusiasta promotore della "riforma ceciliana" che, nell'ultimo ventennio del secolo scorso, cambiò radicalmente il mondo organistico italiano.) Le sujet que j'ai proposé se veut d'identifier les caractéristiques de la musique d'orgue italienne au tournant du vingtième siècle et aussi les profondes relations qu'elle entretient avec le développement de l'art de l'orgue. Les auteurs traités, Polibio Fumagalli, Marco Enrico Bossi, Oreste Ravanello, Ottorino Respighi et bien d'autres qui, pour des raisons de place dans cet exposé ne peuvent pas être citées. Je pense ici à Giovanni Tebaldini, Giovanni Pagella, Lorenzo Perosi, Vincenzo Petrali, Filippo Capocci, qui sont des compositeurs de la même génération qui ont pris sur eux un project combien exigeant à savoir: renouveler, dépasser le style de l'ancienne et déjà fatiguée tradition de l'orgue du dix-neuvième siècle en faveur d'une nouvelle forme en accord avec le symphonisme européen. L'élément qui les unit vraiment et les distingue est la redécouverte d'une ancienne tradition instrumentale et polyphonique, antérieure aux gloires de l'Opéra du XIXe siècle. Le renouveau de la musique italienne du XXe siècle doit son succès et son originalité à l'équilibre harmonieux progressivement atteint par ces deux forces apparemment pourtant divergentes, mais visant à la même fin. Si elle était fondée uniquement sur l'imitation des modèles étrangers même les plus modernes, ce serait un mouvement sans racines et incapables de pénétrer dans la conscience de la nation. Elle ne pourrait produire rien d'autre que de mauvaises copies ou même imitations. Mais le style vocal a toujours représenté une tentation irrésistible pour les musiciens italiens. Cette tendance qui pourrait se confondre avec d'abord un résidu du passé du XIXe siècle, qui n'aurait d'ailleurs pas tout à fait convaincu, s'est avérée plus tard, être la force de son originalité. Giovanni Panzeca all'organo Mathis della chiesa di St. Maurice, Friburgo (CH) Le grand orgue de l'église Saint-Maurice (les Augustins) de Fribourg est un instrument construit, en 1764, par Joseph Anton Moser, facteur fribourgeois (père d'Aloys Mooser, auteur du grand orgue de la cathédrale Saint-Nicolas). L'orgue des Augustins fut agrandi par Aloys Mooser en 1813. Il fut ensuite retouché, entre 1855 et 1908, par divers facteurs (J. Scherrer, C. G. Schlegel, J. Haller, Péan-Coquoz et Goll). De 1985 à 87, la Manufacture Mathis de Näfels en fit une reconstruction conforme aux travaux ayant été exécutés jusqu'en 1813. Grand-Orgue (do1-fa5): Bourdon 16', Montre 8', Bourdon 8', Gambe 8', Prestant 4', Flûte 4', Doublette 2', Fourniture 3r 2', Scharf (Mixture aiguë) 2r 1', Cornet (à partir du do3 ) 5r 8', Trompette 8'. Positif (do1-fa5): Bourdon 8', Prestant 4', Flûte bouchée 4', Nasard 2 2/3', Flageolet 2', Tierce 1 3/5', Cymbale 3r 2', Voix humaine 8', Tremblant. Pédale (do1-fa3): Flûte 16', Soubasse 16', Octave 8', Bourdon 8', Octave 4', Bombarde 16', Trompette 8'. Accouplement des claviers à tiroir. Tirasse pour GO/P (Coupelon). Tempérament légèrement inégal.
Matthey Verdi Giovanni Pagella Evangelista Guida Giovanni Tebaldini Arnaldo Galliera Boito Marco Enrico Bossi Dino Sincero Pietro Alessandro Yon Liceo 1876 1900 1923 1942 1943 1944 1945 1946 1947
432 HZ- MATTHEY, Ulisse. GIGA per organo (8'26”) a 432 hz (segue parte 2a) Nacque a Torino il 17 apr. 1876 da Giuseppe e da Aminta Pedotti. Iniziò lo studio del pianoforte all’età di cinque anni esibendosi presto nei salotti dell’aristocrazia torinese come bambino prodigio; proseguì gli studi di pianoforte presso il liceo musicale G. Verdi di Torino, nonostante l’opposizione del padre. L’interesse per l’organo si manifestò dopo aver suonato (dietro invito di don Giovanni Pagella, salesiano e compositore) il nuovo strumento della chiesa di S. Giovanni Evangelista; da quel momento il M. decise di dedicarsi completamente allo studio dell’organo sotto la guida di Roberto Remondi, docente al liceo musicale torinese. Più tardi, consigliato da Giovanni Tebaldini, che ne aveva intuito il grande talento, il M. si trasferì a Parma per proseguire la sua formazione con Arnaldo Galliera, conseguendo il diploma di organo come candidato esterno presso il conservatorio A. Boito (di cui Tebaldini era direttore) il 3 luglio 1900. Tornato a Torino, prestò la sua opera in varie chiese ottenendo il posto di organista e maestro di cappella in S. Agostino; nello stesso tempo cominciò l’attività concertistica e quella didattica.Loreto fu per il M. l’ambiente ideale (come lui stesso riconobbe) che gli permise di conciliare il servizio liturgico con lo studio e gli impegni concertistici e didattici. L’amministrazione della basilica gli aveva messo a disposizione un organo da studio e inoltre provvedeva all’acquisto di tutti i libri necessari. Tuttavia Loreto non poteva offrirgli quelle soddisfazioni artistiche che desiderava e che invece avrebbe potuto ottenere altrove: la sua fama si stava infatti rapidamente diffondendo in Italia (il M. era ormai considerato il primo organista italiano insieme con Marco Enrico Bossi) e all’estero, e le richieste (e le assenze) per concerti erano divenute sempre più numerose; fino al 1923 il M. rifiutò, comunque, tutte le proposte e pervenutegli. Per l’interessamento di Bossi presso il ministero della Pubblica Istruzione, il M. ottenne il posto di docente di organo al liceo musicale di Torino (poi divenuto conservatorio), dove prese servizio nel settembre 1923 succedendo a Dino Sincero. Abbandonato il ruolo di organista liturgico, si dedicò all’insegnamento e all’attività concertistica; tuttavia durante le vacanze estive e nelle feste principali continuò a prestare il suo servizio a Loreto, dove aveva preso casa. A Torino rimase in carica fino al 1942, anno del suo pensionamento. Per l’anno scolastico 1942-43 ottenne un incarico come docente di musica d’insieme (cattedra sostitutiva di quella d’organo, temporaneamente soppressa dal ministero), ma l’istituto venne chiuso nel febbraio del 1943 a causa dei continui bombardamenti. Il M. decise così di tornare definitivamente a Loreto. Alla fine di novembre del 1944 si ammalò gravemente, ma dopo alcuni mesi si riprese e tra il 1945 e il 1946 tenne i suoi ultimi cinque concerti. Il M. morì a Loreto il 6 luglio 1947. Nello stesso giorno si era unito in matrimonio con Maria Anconetani. Formatosi nel periodo di affermazione del cosiddetto «movimento ceciliano» per la riforma della musica sacra, il M. fu uno dei maggiori rappresentanti del mondo organistico italiano della prima metà del Novecento, insieme con Bossi, Pietro Alessandro Yon, Raffaele Manari e pochi altri, tutti accomunati da una molteplice attività: organisti liturgici, concertisti, didatti e compositori. (continua parte 3a)
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