Fritz Crome Video
compositore, pianista, giornalista musicale, insegnante di musica, pubblicitario musicale, critico musicale
- pianoforte
- Danimarca
Ultimo aggiornamento
2024-06-01
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Johann Sebastian Bach Carella Pau Casals Christian Ferdinand Abel Corda Mario Brunello Mstislav Rostropovich Mischa Maisky Crome Robert Schumann Leopold Godowsky Scala 1010 1651 1717 1720 1723 1726 1839 1910 1923
Bach - Suite n. 4 in Mi bemolle Maggiore, BWV 1010 (Date: 1717/1723) For Classical Guitar Arranged by Domenico Carella Prélude 00:00 Allemande 03:52 Courante 07:16 Sarabande 10:16 Bourrée I - 14:34 and Bourrée II - (16:51) retourn to the Bourrée I - (17:26) Gigue - 18:39 Le Sei suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach sono tra le più note e più virtuosistiche opere scritte per violoncello, e si ritiene generalmente che sia stato Pau Casals a dare loro fama[4][5][6]. Furono scritte fra il 1717 e il 1723 presumibilmente per uno dei violoncellisti che all'epoca lavoravano alla corte di Köthen[7], ma vi sono anche ragioni per supporre che le ultime suites siano state concepite indipendentemente, forse per strumenti diversi dal violoncello[7]. Furono probabilmente composte nel periodo 1717–1723, quando Bach fu kapellmeister a Köthen; l'uniformità e la coerenza di queste opere suggerisce che possano essere state concepite insieme o consequenzialmente, presumibilmente per uno dei violoncellisti di Köthen, come Christian Bernhard Linigke[7] o Christian Ferdinand Abel, assai più noto come gambista[8]. È impossibile stabilire una esatta e precisa cronologia delle suites, non vi sono dati certi riguardo all'ordine con cui furono concepite e/o se fossero state scritte prima o dopo le Sonate e partite per violino solo. In ogni caso, gli studiosi – basandosi su un'analisi comparata degli stili di queste diverse opere – ritengono che le suites per violoncello furono scritte per prime, datandole prima del 1720, l'anno indicato sulla copertina della copia autografa di Johann Sebastian Bach delle Sonate e partite per violino solo.[1][9][10] Queste opere sono particolarmente significative nella storia degli strumenti ad arco: mentre fino al tempo di Bach era consuetudine che il violoncello suonasse parti di accompagnamento e le parti più melodiche nello stesso registro venivano affidate a strumenti della famiglia della viola da gamba, in queste suites, come in parti dei concerti brandeburghesi, al violoncello è affidata una parte da solo. Si può ritenere Bach un innovatore che favorisce il soppianto della viola da gamba, ma alcuni suppongono anche che sia probabile che Bach avrebbe fatto questo perché si trovò in difficoltà nel dare parti virtuosistiche alla viola da gamba.[11] Infatti il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen, presso cui lavorava in quel momento, era un gambista e suonava le opere di Bach, ma non era un particolare virtuoso, sicché potrebbe essere risultato difficile dare alla viola da gamba parti complicate, quindi Bach, non avendo la possibilità di scrivere parti complesse per la viola da gamba, avrebbe scritto opere più ambiziose per il violoncello.[11][12] Le suites sono di sei movimenti con la seguente struttura: 1. Preludio 2.Allemanda 3.Corrente 4.Sarabanda 5.Una danza galante – (Minuetti nelle suites 1 e 2, Bourrées nella 3 e 4, Gavot nella 5 e 6) 6.Giga Suite n. 4 in Mi bemolle Maggiore, BWV 1010: La quarta suite è una delle suites per violoncello solo tecnicamente più complesse per l'intonazione e per la presenza di numerosi allargamenti e cambi di posizione; il risultato infatti può risultare più scarno rispetto alle altre suites per la scarsa risonanza acustica sullo strumento, propria della tonalità di Mi bemolle Maggiore sul violoncello, poiché nessuna corda del violoncello è fra i gradi più importanti (tonica, sottodominante, dominante) della scala di Mi bemolle, differentemente dalle scale delle altre suites. Mario Brunello, per ovviare a questo problema, nella sua ultima registrazione delle suites ha cambiato l'accordatura del suo strumento abbassandola di due toni (cioè Fa- Si♭-Mi♭-La♭ anziché La-Re-Sol-Do).[35] In molte interpretazioni, la suite è caratterizzata da un carattere tormentato[46],a tratti cupo e malinconico (fra cui, ad esempio, Pau Casals, Mstislav Rostropovich, Mischa Maisky)[5]. Il Preludio inizia con delle crome che impongono movimenti fra corde distanti fra loro che poi lasciano spazio ad una cadenza per poi ritornare al tema iniziale. Su questo preludio Pau Casals, insegnandone l'esecuzione e l'interpretazione ai suoi allievi, paragonava il suono delle crome all'effetto prodotto dai pedali di un grande organo.[5] Sono state fatte trascrizioni delle suites per numerosi strumenti, fra cui viola, contrabbasso, viola da gamba, mandolino, pianoforte, clavicembalo, marimba, chitarra classica, basso elettrico, ukulele, flauto dolce, corno francese, sassofono, clarinetto basso, fagotto, tromba, trombone, euphonium e tuba.[4][52][53] Fra i tentativi di comporre un accompagnamento pianistico alle suites si annovera un notevole lavoro da parte di Robert Schumann, mentre nel 1923 Leopold Godowsky arrangiò le suites 2, 3 e 5 in contrappunto per pianoforte solo. Wikipedia
Deutsche Oper Staatskapelle Halle Wolfgang Amadeus Mozart Emanuel Schikaneder Axel Köhler Köhler Crome Ulrich Burdack Sellier Vogel Berndt Olivia Saragosa Eisenmann Schmidt Mohr Kuhn Chun
Für ENSEMBLE Seiten zum Programmheft Deutsche Oper in zwei Aufzügen | Musik von Wolfgang Amadeus Mozart Libretto von Emanuel Schikaneder Musikalische Leitung: Andreas Henning Inszenierung: Axel Köhler Bühne: Hartmut Schörghofer Kostüme: Corinna Crome Choreinstudierung: Jens Petereit Dramaturgie: Susanne Holfter Sarastro: Ulrich Burdack Tamino: Robert Sellier Sprecher und erster Priester: Gerd Vogel Zweiter Priester: Ks. Nils Giesecke Königin der Nacht: Agata Wilewska Königin der Nacht: Christina Rümann Pamina: Ines Lex Pamina: Susanne Ellen Kirchesch Erste Dame: Anke Berndt Zweite Dame: Sandra Maxheimer Dritte Dame: Olivia Saragosa Erster Knabe: Aaron Hartge / Moritz Kube / Johannes Morawe Zweiter Knabe: Paul Eisenmann / Anton Guhlmann / Elias Lipfert Dritter Knabe: Alexander Schmidt / Willi Wolfer Ein altes Weib (Papagena): Kaori Sekigawa Papageno: Ki-Hyun Park Monostatos, ein Mohr: Björn Christian Kuhn Erster geharnischter Mann: Rainer Stoß Zweiter geharnischter Mann: Hwa Young Chun Chor der Oper Halle Statisterie der Oper Halle Staatskapelle Halle Video: Kai Hengst (http•••)
Luigi Dallapiccola Crome Wilde Michaelis Hermann Scherchen Voglia 1957 1958 1959
Luigi Dallapiccola REQUIESCANT [MR 62] coro misto e orchestra 1957-1958 N. 1 - Come unto me (St. Matthew, 11/28), animatissimo, violento N. 2 - Orchestra [minima = 45 (crome = 180, sempre)] N. 3 - Requiescat (Oscar Wilde, Tread lightly), molto tranquillo ma senza trascinare N. 4 - Orchestra [croma = 180, sempre] N. 5 - Dongdong (James Joyce, A portrait of the Artist as a young Man), molto mosso Sinfonieorchester und Chor des Norddeutschen Rundfunks Knabenchor von St. Michaelis Hermann Scherchen, direttore Max Thurn, maestro del coro Friedrich Bihn, maestro del coro di voci bianche Hamburg, Norddeutscher Rundfunk, 17 novembre 1959 / ANNOTAZIONE I brani musicali pubblicati nel canale del Centro Studi Luigi Dallapiccola si riferiscono in massima parte a lavori di Luigi Dallapiccola e dei compositori del Novecento a Firenze, e afferiscono al progetto di un "Archivio per la Musica del Novecento Fiorentino". Il canale è da considerarsi un supporto audio-visivo del sito web del Centro Studi Dallapiccola e ha scopi esclusivamente scientifici e musicologici di raccolta dati ai soli fini di ricerca. Non è un canale per una divulgazione fine a sé stessa e non ci sono scopi commerciale di nessuna natura. Se qualcuno, per qualsivoglia motivo, ritenga che un video che appare su questo canale violi il copyright, voglia informarci contattandoci attraverso i dati pubblici del sito web Centro Studi Luigi Dallapiccola. Non è necessario inoltrare reclami a YouTube: in mancanza di accordo con gli eventuali aventi diritto, sarà nostra cura eventualmente rimuovere il video. Apprezziamo vivamente la collaborazione di tutti i cultori di questo genere di musica che vorranno esserci vicini.
Boito André Gedalge Crome 1685 1750 1856 1926 1972 1984 2003
Con una coloratissima grafica ‘stile anni ‘60’ ripropongo in questo mio video un brano (‘Fuga scolastica n.5’) che terminai di comporre il 7 Giugno 1984, un mese prima di conseguire il Diploma di Maestro in ‘Organo e Composizione organistica’ presso il Conservatorio di Musica ‘A. Boito’ di Parma. La ‘Fuga’, nella Storia della Musica occidentale, è senz’altro la forma compositiva più elaborata e complessa che sia mai stata sviluppata - e che venne portata, dal sommo J.S.Bach +••.••(...)), ai suoi massimi e ineguagliati livelli. Il presente brano fa parte di una raccolta di fughe da me composte quand’ero ancora studente in Conservatorio - da qui l’appellativo ‘scolastica’ - allo scopo di esercitami in questa nobilissima quanto difficile Arte: una delle cinque prove conclusive per il conseguimento del Diploma consisteva per l’appunto nello svolgimento di una fuga a tre voci - su tema fornito dalla Commissione d’Esame - da sviluppare, a porte chiuse, nel tempo massimo di 12 ore. La fuga ‘scolastica’ (rispetto ad una fuga… ‘generica’) prevede una struttura compositiva alquanto rigorosa e determinata - limitando ancor di più la libertà del musicista - e si basa spesso su un ‘tema d’autore’, in questo caso di André Gedalge +••.••(...)), famoso teorico e trattatista: nulla toglie però che il compositore possa ideare e utilizzare un tema di propria invenzione (‘lusso’ che anch’io ogni tanto mi concedevo!). Per quanto riguarda le caratteristiche del presente video ho visivamente ripartito in tre ‘colonne’ le rispettive ‘voci’ della fuga (a sinistra la voce grave, al centro quella mediana e a destra la voce acuta). Verticalmente lo spazio risulta invece idealmente suddiviso in 12 ‘spazi’ che corrispondono alle ‘crome’ del brano: poiché questa Fuga è scritta nel tempo di 3/2 una schermata video propone dunque un’intera battuta musicale (che si aggiorna ad ogni ‘movimento’). Per ottenere questo risultato ho realizzato appositamente 204 disegni dove ciascuna nota corrisponde ad un preciso colore (scelto entro una gamma cromatica da me predefinita, prevedendo inoltre tinte più chiare nei suoni acuti - e viceversa - oltre ad utilizzare il bianco per rappresentare i silenzi, ovvero le pause), con il corrispondente sviluppo ‘temporale’ del brano che procede dall’alto verso il basso. Sovrapposta a questi schemi colorati appare inoltre la partitura completa con le tre voci separate (che si aggiorna ogni due battute). Nel filmato ho eseguito la mia Fuga al sintetizzatore utilizzando tre differenti timbriche che richiamano le tipiche sonorità di strumenti a fiato ‘ad ancia’ (fagotto, clarinetto, sax): a questo proposito consiglio vivamente di ascoltare il brano in cuffia per godere appieno dell’effetto stereo prodotto dalla separazione ‘spaziale’ delle tre voci! Quest’incisione è contenuta nel mio CD ‘Frammenti’, una Raccolta antologica che contiene 35 brani strumentali per pianoforte, organo o vari gruppi timbrici da me composti e registrati dal 1972 al 2003. Per info o eventuali richieste del CD potete scrivermi a: •••@•••.
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