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2024-05-16
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Teatro Bellini Bellini Bizet Forti 2017 2020
Mercoledì 20 maggio 2020 alle ore 18.30 Prosegue il ciclo Teatro Bellini Story in diretta streaming gratuita Lo spettacolo segnò il debutto in Città per i giovani danzatori catanesi Trovato e Maimone CATANIA – Il ciclo “Teatro Bellini Story” prosegue con la grande danza l’appuntamento in diretta streaming gratuita è per mercoledì 20 maggio alle ore 18.30 con la versione coreografica di Carmen, una produzione del Balletto di Milano diretto da Carlo Pesta, andata in scena al “Bellini” nel novembre del 2017. La coreografia è firmata a quattro mani da Agnese Omodei Salè e Federico Veratti; la scenografia è di Marco Pesta, i costumi di Federico Veratti . Sul podio a dirigere l’Orchestra del Teatro il maestro Gianmario Cavallaro, direttore musicale del Balletto di Milano. Alessia Campidori è Carmen mentre Alessandro Torrielli impersona il Destino. Don Josè, il torero Escamillo e Micaela sono interpretati rispettivamente da Alessandro Orlando, Federico Mella e Marta Orsi. Lo spettacolo segnò anche il debutto nella propria città per i giovani danzatori catanesi Germano Trovato e Ivan Maimone. Poche opere hanno avuto tanta fortuna quanto la Carmen di Bizet, un capolavoro che ha visto numerose riletture in forme artistiche diverse dalla lirica: cinema, musical, danza. Il Balletto di Milano presenta una versione ispirata alla novella di Prosper Mérimée e all’omonima opera di Bizet che apre a nuove interpretazioni senza tradire la tradizione ed avvalendosi di una modernizzazione della messa in scena e dello stile. Carmen è senza dubbio uno dei personaggi più forti nella storia dell’opera lirica e nell’immaginario collettivo è l’incarnazione della femminilità e della seduzione. Bella e anticonformista, passionale e desiderata, sfida chiunque voglia sottometterla, usando il suo fascino e la sua personalità per ottenere tutto ciò che desidera. Mossa dall’amore per la libertà e l’indipendenza, resterà incondizionatamente fedele a se stessa, anche se consapevole che questo la condurrà alla morte. Carmen è infatti una gitana, una zingara che crede nel destino che ha letto nelle carte, ma non esiterà a sfidare per l’ultima volta Josè, l’uomo che ha piegato a se stessa, pur sapendo che egli la ucciderà. E così nella Carmen del Balletto di Milano il “Destino” assume un ruolo determinante, conducendo la vicenda e svelandosi man mano attraverso i simboli delle carte: amore, tradimento, morte. Come tre sono i colori che indossa: bianco per l’amore, rosso per la passione, nero per la morte. Presenza costante, mette sulla strada della bella Gitana prima Don José e poi Escamillo, le è accanto nel farle seguire il cuore, le svela la Morte imminente in un avvincente faccia faccia sulle note dell’Habanera. Il celebre brano in cui Carmen appariva prima spavalda e seducente, la vede ora abbandonarsi nella braccia di colui che presto la porterà con sé. Bandito e assassino e poi vittima come nella novella o l’ingenuo soldato dell’opera che perde la testa fino all’autodistruzione? Don José è comunque folgorato da Carmen sin dal primo incontro. Per lei è stato degradato, è diventato disertore, brigante… assassino… Ossessionato dall’idea di perderla non ha esitazioni nell’ucciderla. Come nell’opera, il torero Escamillo e Micaela sono gli altri interpreti principali di un balletto ricco di coreografie coinvolgenti: dagli appassionati pas de deux alle tante e vivaci danze d’assieme di Gitani, Soldati e Sigaraie realizzate sulle stupende musiche di Bizet, non solo tratte dall’omonima opera, ma anche dalle due Suites e dall’Arlesienne n. 2. Sonorità che enfatizzano la vicenda e il clima d’energia e passione che si ritrova anche nell’allestimento in cui convivono tradizione e modernità. - Coreografia Agnese Omodei Salè e Federico Veratti Scenografia Marco Pesta Costumi Federico Veratti Direttore Gianmario Cavallaro Personaggi principali e interpreti Carmen Alessia Campidori Il Destino Alessandro Torrielli Don José Alessandro Orlando Escamillo Federico Mella Micaela Marta Orsi Balletto di Milano - Il ciclo Teatro Bellini Story è a cura del Settore Comunicazione dell'ente. Maggiori info su teatromassimobellini.it
#linobanfi #paolovillaggio #millycarlucci #filmcompleto █▓▒▒▓█ ISCRIVITI AL CANALE PER SOSTENERLO █▓▒▒▓█ Pappa e ciccia è un film italiano del 1983 diretto da Neri Parenti, con Lino Banfi e Paolo Villaggio. Trama Primo episodio Nicola Calore è un imbianchino pugliese emigrato in cerca di fortuna in Svizzera, dove però è finito a fare lo stesso mestiere che faceva in Italia. Quando riceve una lettera che lo informa di una prossima visita della nipote Rosina, Nicola è fortemente imbarazzato in quanto aveva sempre dato a intendere ai parenti della Puglia di essere diventato ricchissimo, così, per non farsi scoprire, Nicola, con l'aiuto di alcuni amici connazionali emigrati come lui, è costretto ad allestire una messa in scena per non far capire la verità alla nipote. Per di più le cose si complicano in quanto Rosina non è la bambina bruttina che lo zio ricordava, ma una bellissima bionda ventenne. Lo zio le fa credere che la villa dove lavora è la sua, ma che non può entrare a causa dei lavori in corso. Una serie di equivoci lo porterà a spacciare per sua l'abitazione del finanziere svizzero Schmidt; dopo essere sfuggito ad una terrificante infermiera tedesca, Nicola finirà per acquistare senza volerlo vari titoli azionari che stavano crollando a picco: proprio questi, però, alla fine gli daranno la tanto sognata ricchezza. Secondo episodio Paolo, un modesto geometra, dopo un anno e mezzo d'attesa, vede finalmente pubblicata la lettera inviata al direttore del Corriere della Sera in cui ripercorre le peripezie capitategli durante il soggiorno ad un villaggio vacanze in Kenya. Partito con un collega, il pittoresco perito Guido Colzi, era stato inizialmente vittima di un terrificante viaggio su una carretta dei cieli guidata dal maldestro capitano Tombale e una maleducatissima e aggressiva hostess di volo; poi, arrivato miracolosamente alla meta, si era trovato coinvolto in varie disavventure che lo portarono a fuggire su una zattera da quel luogo di pace apparente. License under Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) (http•••) For any distribution problem, please contact the Hydrus Service Style channel manager at the following e-mail address before reporting the film or the shorts: •••@••• thank you. Greetings from Hydrus. SOSTIENICI ACQUISTANDO SU AMAZON DA QUESTO LINK: (http•••) DATE UN' OCCHIATA AL NOSTRO STORE! (http•••) ISCRIVITI AI MIEI CANALI YOTUBE: Hydrus Service Style (http•••) Hydrus Service Style 2 [La Vendetta] (http•••)
Prato Destro Torre Carattoli Potenza Cava 1261 1499 1501 1797 1815 1922 1926 1934 1970 2002 2012 2014
IL DIPINTO L’immagine che chiude il video riguarda “Resurrezione di San Francesco al Prato” dipinto, olio su tavola, di Pietro Perugino. L'opera deve il nome alla chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, da dove proviene originariamente. Venne commissionata nel 1499 e compiuta verosimilmente entro il 1501. Con le spoliazioni napoleoniche finì a Parigi nel 1797, ma riportata in Italia nel 1815 venne destinata al pontefice che decise di tenerla in Vaticano. Ad oggi il dipinto è custodito ed esposto presso la Pinacoteca Vaticana. IL VIDEO Il video si riferisce ai lavori strutturali progettati e diretti dall’ing. Riccardo Vetturini per il recupero della Chiesa di S. Francesco al Prato a Perugia, interventi finalizzati alla realizzazione di un Auditorium – sala riunioni e convegni. Il progetto architettonico redatto dallo studio Signorini Associati di Perugia si esprime nei termini concettuali nella conservazione rigorosa dell’impianto allo stato attuale, prevedendo interventi di carattere precario musicali per l’allestimento di un Auditorium, sala riunioni convegni. LE CAUSE DEL DISSESTO E GLI INTERVENTI DEL 1970 Le condizioni statiche del monumento sono state fortemente compromesse dalla situazione dell’area di sedime del piano fondale. La diversa compressibilità del terreno di fondazione e la presenza di strati di argilla, nonché la presenza delle falde acquifere sotterranee, hanno determinato i lenti movimenti che hanno prodotto nelle pareti della Chiesa ampie lesioni e fuori piombo. La parete nord che chiude il lato destro della navata così come la torre campanaria settecentesca sono fondate direttamente su uno strato conglomeratico pressoché incompressibile. Sono infatti queste le porzioni della Chiesa che non hanno subito alcun cedimento, mentre il costipamento degli antichi strati di riporto ha innescato il relativo allontanamento delle pareti del lato sud-ovest della Chiesa al quale ha fatto seguito il collasso del sistema strutturale del complesso edilizio. Le condizioni di dissesto hanno caratterizzato la storia della Chiesa sin dalla sua realizzazione. Cronache del seicento confermano la realizzazione di cunicoli drenanti che rappresentano un primo tentativo di regimazione delle acque di falda nella zona absidale della Chiesa. La Chiesa nasce nel 1250-1261 in perfetto stile gotico, tuttavia dopo varie vicissitudini nel settecento l’arch. Carattoli ne stravolge non solo l’aspetto architettonico figurativo del complesso ecclesiastico, ma ha anche modificato le strutture, modificando il percorso delle sollecitazioni e dei carichi cambiando la tipologia delle volte e delle coperture, l’interasse dei colonnati e inserendo un “pesante” tiburio. Questi interventi hanno di fatto sovraccaricato la zona dell’abside e del transetto, aree dove per altro gli strati di riporto avevano una maggiore potenza e di conseguenza una maggiore sensibilità a costiparsi. La superficie del contatto stratigrafico dei terreni conglomeratici in posto, presenta un declivio verso tale zona determinando così, a seguito del costipamento di tali riporti, non solo un abbassamento, ma anche una componente orizzontale del cedimento delle strutture murarie sovrastanti. La demolizione dell’intervento Carattoliano, eseguita dal 1926 al 1934, rappresenta l’estremo tentativo di “alleggerimento” delle strutture della Chiesa così da “rallentare” l’evolversi di ciò che allora erroneamente si riteneva la “frana di San Francesco al Prato”. La ricerca delle cause di dissesto ha prodotto, dal 1922 ad oggi, una decina di studi. Intorno al 1970, a seguito del crollo di una parte della copertura, venne ricostruito il tetto e vennero eseguiti interventi di sottofondazione mediante micropali con l'intento di sanare il problema dei cedimenti verticali. In occasione del rifacimento della copertura, perseguendo il fine di riportare alla quota originaria l’altezza della Chiesa, venne realizzato una parete in cemento armato di altezza pari a circa 3.5m per uno spessore variabile di circa 70cm, cava all’interno, per l’intera lunghezza della navata. Gli interventi strutturali e di restauro eseguiti hanno posto rimedio alle condizioni di fatiscenza e di abbandono della ex Chiesa e posto le basi per la realizzazione del nuovo Auditorium di Perugia. Gli interventi eseguiti per conto Soprintendenza dei Beni Artistici e Paesaggistici dell’Umbria sono stati svolti per stralci successivi dal 2002 al 2012. Oggi, inizio 2014, il Comune di Perugia, proprietario del bene, sta concludendo l’iter di approvazione del progetto di completamento che porterà al definitivo recupero funzionale del complesso di San Francesco al Prato a Perugia.
Jane Berbié Charles Gounod Lasson Lucien Lupi Lupi Mortimer Portera Hirsch Pierre Dervaux Jean Fournet Ionel Perlea Georg Solti Herbert Von Karajan Lorin Maazel Riccardo Muti Riccardo Chailly Colin Davis Claudio Abbado Seiji Ozawa Georges Prêtre Richard Bonynge Joan Sutherland Gabriel Bacquier Alain Vanzo Hoffmann Ravel Chantage Opéra Comique Scala Carnegie Hall 1931 1953 1954 1955 1957 1958 1960 1961 1962 1965 1968 1969 1970 1971 1972 1976 1979 1983 1996
Jane Berbié - Roméo et Juliette - Chanson de Stephano- 2 décembre 1960 - acte 3 n°12 Jane Berbié est une mezzo-soprano française née à Villefranche-de-Lauragais le 6 mai 1931. Biographie[modifier | modifier le code] Son désir de chanter était déjà très important à l'âge de quatre ans : « J'ai toujours eu envie de faire de la musique, du chant. Mais comme j'étais malingre, mes parents me faisaient une sorte de chantage : "Si tu manges, tu chanteras à l'église dimanche, et tu tiendras l'harmonium." Malgré le refus de toute carrière artistique de la part de ma mère (qui me destinait à la comptabilité), je me suis tournée d'abord vers le piano pour arriver au chant par la suite. J'ai donc commencé des études de piano et je suis entrée au Conservatoire à treize ans et demi, dans la classe de Raymonde Blanc-Daurat.[réf. nécessaire] » Malgré un emploi du temps des plus complet (lever tous les jours à 6h15 pour l'école de comptabilité le matin, et piano et solfège au conservatoire de Toulouse l'après-midi pour un retour à Villefranche-de-Lauragais à 19h30), elle obtiendra une première médaille de piano, et une première médaille d'harmonie avec Edmond Gaujac, alors directeur du Conservatoire, ainsi que le premier prix en solfège, en chant et en art lyrique. Après l'avoir entendue dans l'Ave Maria de Charles Gounod, l'avionneur Didier Daurat l'encourage à s'orienter exclusivement vers le chant. Elle suit les cours de Mme Chauny-Lasson, épouse de Louis Izar, alors directeur du Capitole. Ayant auparavant déjà décroché de petits rôles (le petit page de Tannhaüser, une jeune fille des Noces de Figaro, le pâtre dans la Tosca), elle obtient son premier prix de chant en 1953 ; elle joue alors dans Pampanilla de Jacques-Henri Rys avec le baryton Lucien Lupi. Ce dernier lui conseille de « monter à Paris », ce qu'elle fait, pour passer le concours à L’École des vedettes, émission animée par Aymée Mortimer en direct du théâtre de Paris que dirigeait alors Elvire Popesco ; celle-ci lui prédit une belle carrière. Elle obtient le premier prix. À ce propos, elle se souvient : « Une dame m'a donné une croix, me disant "je viendrai t'applaudir à l'Opéra-Comique dans quelques mois ; prends cette croix, elle te portera bonheur !" » Mais c'est la maison-mère, l'Opéra Garnier, qu'elle intègre quelques mois après. « De fait, quelques mois après, je jouais dans Mignon. » Elle fera partie de la troupe de 1958 à 1970. Georges Hirsch, l'administrateur général, voit en elle la « soubrette » idéale de Mozart. Elle rencontre celle qui deviendra son professeur Maria Branèze, qui organise une audition devant Gabriel Dussurget, directeur du festival d'Aix-en-Provence et conseiller artistique à l'Opéra de Paris. À partir de cette rencontre commence une carrière sur les grandes scènes d'Europe et de l'étranger : Capitole de Toulouse +••.••(...)), Scala de Milan (1958 et 1971), Salzbourg (1965), Glyndebourne+••.••(...), 1972), Carnegie Hall (1965), Metropolitan (1976), etc. Elle chante sous la direction des plus grands chefs d'orchestre : Paul Éthuin, Pierre Dervaux, Jean Fournet, Pierre-Michel Le Conte, Ionel Perlea, Georg Solti, Herbert Von Karajan, Lorin Maazel, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Colin Davis, Claudio Abbado, Seiji Ozawa, avec une reconnaissance particulière pour Georges Prêtre, avec qui elle chante entre autres Lakmé (1962). Elle reprend cette œuvre en 1968 sous la direction de Richard Bonynge avec Joan Sutherland, Gabriel Bacquier et Alain Vanzo. On l'entend notamment dans le répertoire français : outre Mignon (1954), on peut citer Nicklausse dans Les Contes d'Hoffmann (1954), Malika dans Lakmé à Oran (1955), Mercédès dans Carmen, plusieurs rôles dans L'Enfant et les Sortilèges (dirigé par Maazel en 1961 et par Ozawa en 1979 à l'Opéra de Paris), Gontran dans Une éducation manquée (1965), Roméo et Juliette, Ascanio dans Benvenuto Cellini, Concepción dans L'Heure espagnole de Ravel, ainsi que de nombreuses opérettes. Mais elle s'illustre aussi dans le répertoire italien et mozartien Rosina, Dorabella, Zerlina, Marcellina, Orsini dans Lucrèce Borgia, etc. Elle et reçoit l'Oscar du chant en 1960. De 1983 à 1996, elle enseigne au Conservatoire national supérieur de musique de Paris, ainsi qu'à l'École normale de musique de Paris.
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- cronología: Compositores (Europa).
- Índices (por orden alfabético): P...